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Big Red Dragon on rock-impressions.com

'...a sequel to the superb Aradia…'


Pubblicato il: 13/02/2014 10.37.11


SOPHYA BACCINI - Big Red Dragon

Black Widow Records

Distribuzione italiana: Masterpiece

Genere: Dark Rock

Support: CD - 2013



Ecco un disco che avevo molta voglia e curiosità di ascoltare, ci sono voluti quasi quattro anni alla Baccini per dare un seguito al superlativo Aradia, un disco che ho apprezzato profondamente, e in questo tempo la cantante partenopea ha consolidato il suo percorso con esperienze arricchenti. Oggi la Baccini ha fondato una band al femminile con una sola presenza maschile alle chitarre, che troviamo in questo disco, ma nel disco non mancano tutta una serie di collaborazioni che nobilitano l’album, anche se sarebbe comunque stato un lavoro più che meritevole anche senza “special guests”. Si va dal grande Christian Decamps degli Ange a Steve Sylvester dei Death SS, ci sono Lino e Irvin Vairetti degli Osanna e Roberto Tiranti, c’è Sonja Kristina dei Curved Air e l’amico Enrico Iglio dei Presence e ancora Elisa Montaldo e Aurelio Fierro Jr.



Vorrei citare una frase che Sophya ci aveva regalato nella sua bella intervista del 2009 per iniziare a parlare del suo nuovo lavoro: “…un’anima in pena non deve chiudersi in se stessa, non deve reagire diventando mostruosa, deve anzi cercare di conoscere il suo nemico ed affrontarlo a viso aperto, rendendo proprie le sue stesse armi.”. Perché ho scelto questa citazione direte voi? Big Red Dragon è un concept ispirato all’opera visionaria del grande pittore inglese William Blake e non posso dimenticare la copertina di Death Walks Behind You, l’immenso album degli Atomic Rooster e mi viene naturale fare un parallelo tra tutto questo. Blake ha davvero realizzato dei lavori impressionanti e un altro parallelo mi viene col libro Lucifer Over London di Antonello Cresti, dove l’autore ripercorre il percorso di molti artisti inglesi che dalla cultura classica fino ai giorni nostri sono arrivati ad una passione ricorrente per i temi legati all’occulto e al soprannaturale. Ascoltando il nuovo disco della Baccini si respira tutto questo ed altro ancora. Sophya è passionale, la sua anima partenopea emerge proprio nell’intensità delle sue composizioni, che spaziano dal prog più classico, all’hard rock, alla musica sinfonica, con alcuni momenti di grandissima ispirazione e assoluto valore.



Il disco si compone di tredici brani ed è difficile citarli tutti anche se mi piacerebbe, è vero che alcuni episodi mi sono entrati nel cuore più facilmente di altri, già il connubio iniziale tra classica e rock è da brividi, poi c’è la passione pervasa di oscurità di “Angel of the Revelation”, un brano che ci fa toccare tutta la bravura della nostra. “Satan” è ai livelli di “Come to the Sabbat” dei Black Widow, ascoltare per credere, mi ha fatto accapponare la pelle, che assolo di chitarra poi. Ipnotica e vorticosa è “Love of Hecate”, un altro tocco di magia. Che dire poi de “La Porta dell’Inferno” di dantiana memoria? Sophya è riuscita a ricreare il clima spettrale dantesco come pochi altri, toccante la partecipazione dei Vairetti. Mi ha colpito molto come Steve ha cantato in “Number”. Ma ecco che sto cadendo nella trappola di dire qualcosa di ogni singola traccia. Questo disco va apprezzato per intero, fino all’apoteosi finale, “Jerusalem”, dove Sophya sembra quasi voler scalfire il trono di Enya, regalandoci un pezzo di una bellezza poetica molto raffinata.



La Baccini si dimostra ancora una volta una delle più fervide interpreti del dark prog, la sua musica ha un respiro lungo, pieno di richiami culturali, ma fruibile al tempo stesso, davvero difficile non restarne affascinati, bisogna proprio essere insensibili. GB



Source by http://www.rock-impressions.com/baccinisophya2.htm




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